Vojko Tominc: Boxsis |
Galleria Medusa Capodistria |
Inaugurazione: Venerdì, 3 . 12. 2021, dalle 18:00 alle 20:00 |
Mostra: 3 dicembre 2021 – 28 gennaio 2022
Sarà possibile visitare la mostra in osservazione di tutte le misure anti corona virus in vigore.
Nell’ambito del design grafico sloveno, Vojko Tominc (1953), è riconoscibile per la progettazione di manifesti, marchi di commercio, loghi e immagini grafiche aziendali, cataloghi, inviti, brochure e altri prodotti stampati. Come grafico, ha collaborato a lungo con le Gallerie costiere Pirano, disegnando inviti, cataloghi e manifesti per mostre occasionali. Nelle Gallerie costiere Pirano sono state allestite diverse sue mostre: nel 1978 alla Galleria Medusa 2 di Pirano, alle Gallerie Medusa e Loggia a Capodistria, nella Galleria A+A di Venezia e nel 2011 nella Galleria di Banka Koper a Capodistria. Le sue opere sono state esposte a più di trenta mostre collettive in Slovenia e all'estero e ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti. I suoi lavori sono stati pubblicati su riviste professionali (Graphis, Zoom, Marketing Magazin), e i suoi manifesti sono stati riconosciuti dagli specialisti del settore come opere di qualità superiore che trovano il loro spazio nelle antologie di manifesti sloveni degli ultimi decenni.
Dopo una pausa di diversi anni, questa volta torna con la mostra BOXSIS, che presenta una selezione di dipinti degli ultimi tre cicli di Black, White & Blue, Lattine e Sguardo attraverso la finestra, realizzati tra il 2015 e il 2020.
La mostra sarà visitabile fino al 28 gennaio 2022.

Politiche della pittura: l'intreccio tra pittura e grafica
Gli intellettuali degli anni 60 avevano definito il pensiero socialmente critico usando la filosofia marxista per definire i contesti materialistici e ideologici che sottostanno alla base di ogni attività umana. Hanno così definito le pratiche politico-economiche e culturali come implementazione e intreccio di ideologie diverse.
Vojko Tominc è nato come disegnatore grafico e ha sviluppato le incisioni, poi la pittura e le pratiche multimediali, sempre assieme alla sua attività principale – la grafica. Cercheremo di definire la sua attività artistica come l'attuazione di pratiche di ribellione di sinistra in opposizione all'ideologia capitalista dominante dopo la seconda guerra mondiale. In Jugoslavia gli intellettuali marxisti hanno puntato il criticismo contro il sistema socialista per favorire la democrazia. Sembra che la cosa più importante per Tominc fosse l'aspirazione alla libertà, alla democrazia e ai diritti umani ottenuti usando la cultura come arma per la lotta di classe. Le sue tendenze artistiche discendono dalla sfera autonoma dell'ideologia estetica liberale dell'individuo autentico (l'arte per l'arte), costruita in una sfera di sovra classe del comune e dell'universale. È solo in questo ambito sovradeterminato che si trova la presunta posizione ideologica critica di sinistra di Tominc, che vuole la democratizzazione delle istituzioni e cerca un'alleanza tra gli operatori culturali e il pubblico.
Quando la classe operaia è stata nuovamente tradita nella nuova nazione (nel socialismo, a causa della burocratizzazione del partito, è fallita la vera democratizzazione delle istituzioni e delle aziende), Tominc ha messo in pratica il suo impegno attraverso manifesti politici (sindacali) che invitavano alla ribellione e alla lotta di classe attraverso la fotografia e interventi di colore formali. Anche i manifesti culturali di Tominc fanno parte di questa linea emancipatrice perché sono anch’essi ripuliti e costruiscono, attraverso una tipografia chiara, un messaggio efficace diretto e multistrato che può essere compreso da chiunque, e nonostante questo veicolare l'essenza e l'idea della mostra o della performance. Forse è stata la fuga precipitosa dell'ideologia neoliberista (e il graduale indebolimento dei movimenti sindacali) che ha spinto Tominc a mettere in pratica il suo pensiero critico e impegnato attraverso la pittura e le pratiche multimediali. Ha iniziato con la trilogia Overstep nella Galleria Insula (2003-2006), dove si è rivolto al pubblico con frammenti dipinti del corpo umano – palmi e piedi “operai", continuando con l'apparente estetizzazione, nascondendo sotto questo candore il motivo di codici a barre. Queste immagini altamente estetizzate possono essere viste come una critica all'oggettivazione dell'arte, enfatizzata attraverso la tecnica della stampa al computer, creando un prodotto che non è più opera umana, ma un prodotto della tecnologia.
Nell'ultima delle tre mostre intitolata Overstep, Tominc ha reagito in modo ancora più solerte alla situazione socio-economica del capitalismo delirante. Ha esposto 36 lattine su cui sono evidenziati i codici a barre accanto a ritratti di persone, come se volesse indicare che non c'è più differenza tra i prodotti e l’essere umano, e che siamo tutti repressi e intrappolati nella morsa del capitale. Di seguito c’è stato il ritorno alla pittura pura con il pluralismo stilistico ed espressivo tipico dell'arte contemporanea in una combinazione di oggetti “lavoratori", star “mercificate", citazioni di rocker ribelli di sinistra e caratteri pop combinati con un'ironica pittura d'azione su modello di Pollock (gli espressionisti astratti degli anni 50 erano di sinistra radicale e rifiutavano il capitalismo per cui dipingevano in modo astratto). Ha presentato questi dipinti al Palazzo Pretorio (2009) come un manifesto impegnato sul consumismo onnipresente, che ha assorbito anche gli appelli più radicali della generazione degli anni 60. La sua risposta alla crisi finanziaria è stata presentata in una mostra provocatoria Bang, Bank, Bang esposta nel fulcro del peccato – Banka Koper (2011) annunciando, con il tema dei codici a barre nell'intreccio della (propria) figura e con la tecnica “ribelle" dei graffiti, che la lotta di classe non è finita e che ha addirittura ricevuto uno slancio nuovo. Inutile dire che la banca non ha acquistato nessuno dei suoi dipinti – e che la cosa va intesa come un complimento.
Oggi, quando il post-capitalismo ha allungato i suoi tentacoli direttamente dentro ai nostri corpi e ci troviamo in un sistema ancora più compresso, definito dalla sinistra come tecno-feudalesimo, la crisi ha toccato aree completamente nuove. Tominc ha quindi rafforzato la forza narrativa delle sue immagini. Per lui dipingere significa prendere posizione.
Negli ultimi dipinti che espone alla Galleria Medusa, Tominc costruisce rebus visivi in cui trasmette il suo pensiero critico sulle condizioni del tecno-feudalesimo attraverso una varietà di argomenti: l'indifferenza rispetto ai rifugiati, la pressione all’arricchimento e la brama di celebrità, le insidie della realtà virtuale, la persistente indifferenza e sconsideratezza dei più, la solitudine, il consumismo esasperato, il disinteresse per i diritti dei lavoratori e le dichiarazioni sulle differenze tra i generi. Il valore aggiunto di questi dipinti sta nel fatto che l’artista affronta questi temi cupi in modo umoristico, empatico e con il calore mediterraneo, mantenendo però intatta la loro carica critica. Le immagini sono diverse per formato e contenuto, le composizioni sono magistralmente costruite con l'ausilio di ritagli, angoli, rotazioni, suggestivi tratti astratti e colori simbolici, come solo un grafico preparato che padroneggia l’arte della tipografia e dei mezzi ottici è capace di fare, provocando così sensazioni e facendo pervenire i messaggi voluti.
Nonostante il fatto che i dipinti siano incredibilmente eterogenei, notiamo comunque un comune denominatore con le opere soprattutto per quanto riguarda i ritratti di persone (tristi) stipate in lattine vecchie e dentro le gavette, mettendo così radicalmente in discussione il valore dell’essere umano odierno. L’autore combina i ritratti alla pittura d’azione e al dripping (colata), che scompone e fonde l'immagine simbolica espressiva e colorata, come se ci volesse dire che l'esistenza umana vista dal sistema odierno è solo un'illusione insignificante che sta per scomparire. Allo stesso tempo però, queste immagini possono anche essere lette come un'affermazione estetica sulla pittura, che è un trucco visivo e un'illusione. Immagini con un’impronta diversa operano con il linguaggio del surrealismo di Magritte, che sfida la percezione della realtà da parte dello spettatore e lo incoraggia a diventare più sensibile al suo ambiente. Tominc non è un artista a senso unico, poiché sviluppa la significatività del messaggio espandendo la comunicazione in una combinazione complessa.
Il potere visuale dei dipinti in mostra è dovuto alla sintesi di stili pittorici e pratiche grafiche. Alcuni dei dipinti della mostra vengono trasformati in manifesto, da sempre un mezzo espressivo preferito da Tominc. Gli elementi costitutivi dei suoi manifesti sono, prima di tutto, segni in cui trasforma i ritagli accuratamente selezionati dei suoi dipinti. La tipografia definita supporta la perfezione di questi manifesti, che possono essere letti da diverse angolazioni. La versatilità compositiva parla di inconciliabilità con le convenzioni tipologiche, dandogli un effetto multistrato e multi caratteriale. In essi combina immagini, lettere e segmenti d'arte accanto a colori simbolici. I manifesti diventano così un altro canale di lotta culturale. Il processo di lavoro di Tominc, il modo in cui costruisce dipinti e manifesti non è mai rettilineo, in quanto è simile al processo dei simbolisti nella poesia, dove la nuova semantica non è mai chiaramente definita. Gli enigmi interpretativi di Tominc, le sue ambiguità artistiche che producono rebus visivi, rappresentano il punto in cui l'autore entra nella sfera ideologica dell'estetica liberale. Tominc ha integrato l'ambiguità del processo artistico con un'interpretazione dal punto di vista della posizione ideologica dell’uomo di sinistra. La sua ideologia di sinistra non si manifesta però come un'imposizione didattica o moralistica del pensiero o come insegnamento, ma come area di pensiero e interpretazione liberi. La sfera estetica liberale, basata su un autentico stile individuale e su un meccanismo di giudizio estetico, è diversa dall’area della cultura popolare e dell’istupidimento ideologico delle masse. La lotta di classe culturale diventa una lotta tra l'ideologia dell'autenticità estetica di Tominc, contro la folla indottrinata, e nella sua arte si manifesta come il conflitto tra libertà e l’ideologia del consumo.
Vid Lenard