CONTINUUM: Installazione multisensoriale | 

 Galleria Herman Pečarič Pirano | 

Inaugurazione: giovedì, 23 giugno 2022, alle ore 19.00 | 

23 giugno18 agosto 2022 | 

Sandi Renko: concept e installazione, Aleš Brce: interventi grafici, Marko Jugovic: interventi sonori, Nicoletta Zar: redazione

Installazione presso GHP. Foto: Jadran Rusjan

Mostra, selezionata nel primo bando PORTE APERTE, una nuova iniziativa delle Gallerie costiere Pirano.

 

L’arte non ha il diritto di estraniarsi dalla realtà del proprio tempo, questo vale specialmente in momenti storici critici come quello che oggi stiamo vivendo. Alla base del progetto Continuum c’è un richiamo alla dimensione sociale dell’arte, come elemento di riflessione sul presente.

In quanto osservatore della società contemporanea l’artista dovrebbe sentirsi chiamato a contribuire alla comprensione degli accadimenti presenti e dei loro effetti sul futuro, dovrebbe far sentire la sua voce attraverso gli strumenti del proprio linguaggio artistico.

Il percorso artistico di Sandi Renko è costruito sull’astrattismo geometrico e la optical art. Le sue sono opere visive rivolte alla percezione soggettiva, neutrali rispetto alla realtà oggettiva. Pur rimanendo coerente con il metodo che impronta il suo lavoro, ovvero la sequenza creativa mutuata dalla professione di designer: idea-concezione-progetto-costruzione, nel concepire il progetto che qui si propone, Renko ha avvertito il bisogno di richiamarsi alla realtà della società contemporanea, proponendo una riflessione e suggerendo alcune angolazioni di lettura. Per rafforzare e meglio far risuonare questa idea ha voluto coinvolgere nel progetto altri artisti/professionisti. La ricerca di collaborazione si è indirizzata a giovani, che sono i più toccati dal presente che mette a rischio il loro futuro.

Renko ha individuato due creativi che si esprimono uno con il linguaggio della grafica della comunicazione visiva (Aleš Brce) e uno con il suono (Marko Jugovic), e li ha invitati a contribuire al progetto attraverso i segni dei loro interventi visivi e sonori. La scelta di proporre un’installazione di un oggetto tridimensionale sospeso, con interventi grafici, e animato da luce e suono, intorno al quale ci si può, anzi ci si deve muovere vuole ricondurci allo spazio reale in cui viviamo, sollecitando l’emotività dell’osservatore e rendendo la fruizione un’esperienza di carattere immersivo. L’installazione contrappone all’essenzialità di una forma astratta e atemporale, la provocazione di un segno grafico e uno sonoro contemporanei, propri del linguaggio della comunicazione moderna.

Per i tre professionisti, che non si conoscevano prima, il progetto è stato una proficua occasione di scambio. Dal confronto e dal dialogo fra tre personalità di varia età e formazione, che utilizzano differenti strumenti di comunicazione, ha preso corpo il progetto Continuum.

 

 

 

Scelta del titolo

Continuum richiama da un lato la continuità spaziotemporale che sottende alla struttura di base dell’installazione, una struttura modulare di forme elementari regolari, dall’altro evoca la serialità delle situazioni di crisi che ci riportano periodicamente al punto di partenza, in un continuo déjà-vu, smentendo regolarmente il concetto di historia magistra vitae.

Inoltre Continuum – termine utilizzato anche in ambito linguistico, fisico, matematico e musicale – essendo un vocabolo latino, ad oggi utilizzato nelle lingue vive, bene si adatta a essere adottato senza bisogno di traduzione in qualsiasi contesto internazionale e multilingue.

 

Struttura

La struttura si compone di sei elementi costruiti in policarbonato alveolare semitrasparente in cui si alternano aree bidimensionali e parti sviluppate su tre dimensioni con l’assemblaggio di elementi cubici. Si presenta appesa centralmente a soffitto tramite un telaio con soli 5 punti di fissaggio (peso totale 7 kg). La forma richiama un elemento primordiale, interpretabile come tessuto cellulare, elemento subatomico, immagine al microscopio, sequenza frattale. Una forma pura, elementare e ripetibile, che si moltiplica nello spazio come per autogenesi, immanente e immutabile.

 

Intervento grafico

Il ruolo verbale, narrativo, esplicitamente comunicativo del progetto è affidato all’intervento grafico di Aleš Brce. La neutralità asettica della struttura viene ferita, violata dall’intervento umano. Le interferenze che macchiano la sua purezza sono segni grafici che ne invadono le superfici, occupandole. Si tratta di elaborazioni grafiche di simboli che rappresentano ideologie, religioni, movimenti, comportamenti collettivi e altro. Sono stratificazioni di culture, conoscenze, esperienze che ci portiamo dietro come un bagaglio e che indirizzano e condizionano la nostra vita, da cui è difficile e faticoso liberarsi. I simboli sono destrutturati, mimetizzati in una texture di macchie, ma rimangono riconoscibili nell’amalgama grafico. L’intervento di Brce ispirato all’arte urbana, richiama l’impatto dei graffiti e della street art seppur proponendo segni non calligrafici.

 

Sonorizzazione

La sonorizzazione di Marko Jugovic, con una composizione musicale originale, interviene a disturbare ulteriormente la staticità silenziosa della struttura dandole voce e vibrazione luminosa. Apparecchiature elettroniche applicate direttamente alla struttura la trasformano in cassa di risonanza. L'intervento musicale aggiunge una dimensione temporale, altrimenti assente nella struttura e nella grafica, creando un gioco di interferenze. La composizione sottolinea il turbamento provocato nel continuum dalla musica stessa che, composta in una struttura circolare, fa smarrire il concetto di inizio e di fine.

 

La struttura è una pagina bianca, una forma essenziale, universale, che esiste sopra e senza di noi. I segni, le tracce che tutti noi lasciamo non la scalfiscono: imperturbabile persiste rigenerandosi.

 

 

 

 

 

 

SANDI RENKO (Trieste, 1949), di origini italo-slovene, si diploma all’Istituto d’Arte Umberto Nordio, tra i suoi maestri Miela Reina, Enzo Cogno, Ugo Carà, Marcello Siard. Tramite loro inizia a frequentare il Centro Arte Viva che in quegli anni porta a Trieste le opere di Enzo Mari, Getulio Alviani, Bruno Munari e altri. Viene così attratto dall’area esperienziale dell’arte cinetica e programmata. È del 1969 la sua prima opera in canneté, supporto che determinerà lo sviluppo di un proprio linguaggio artistico focalizzato su geometria e tridimensionalità e sull’interazione tra osservatore e opera.

All’inizio degli anni Settanta si trasferisce a Padova e apre uno studio di design, comunicazione visiva e art direction. Lavora per aziende leader progettando mobili, sistemi d’arredo e illuminazione. Stimolato dal contesto artistico e intellettuale padovano che ancora echeggia delle esperienze del Gruppo N, inizia a partecipare a collettive, happenings ed eventi estemporanei, consolidando la sua affinità con l’arte concreta. Applica il rigore progettuale del design anche all’arte visiva e intraprende un percorso sempre lineare e coerente declinato su una tecnica personale.

Dal Duemila, incoraggiato anche da Alberto Biasi, intensifica l’attività artistica sperimentando nuovi materiali e colori. Si cimenta in progetti sinestetici realizzando opere multisensoriali sonorizzate dai compositori Filippo Perocco, Paola Samoggia e Nicola Sanguin. Espone con continuità in mostre personali e collettive in Italia, Slovenia, Austria, Germania, Francia, Svizzera, Croazia e a New York. Sue opere sono presenti nelle principali fiere italiane d’arte contemporanea. Una prima rassegna esaustiva della sua produzione a partire dal 1966 viene allestita nel 2015 al Padiglione delle Arti di Marcon, Venezia.

In seguito Renko espone a fianco dei rappresentanti storici dell’arte programmata e cinetica, Cruz-Diez, Le Parc, Tornquist, in occasione dell’esposizione The sharper perception tenutasi a New York nel 2016, e l’anno successivo è presente alla mostra Biasi, Campesan, Munari e altri amici di Verifica 8+1, nell’ambito della 57° Biennale di Venezia. Nel 2021 la sua opera STRIPED 321 viene selezionata ed esposta alla Biennale Origins in Geometry del Museum of Geometric and MADI Art di Dallas (USA). Rappresentato da diverse gallerie italiane ed estere, nel 2019 trasferisce lo studio a Trieste.

ALEŠ BRCE (Trieste, 1981), progettista grafico autodidatta, nel 2009, dopo aver lavorato svariati anni nel settore metalmeccanico di precisione, decide di dedicarsi al graphic design, passione che da sempre lo accompagna e per cui nutre un interesse travolgente. Frequenta un corso professionale e, successivamente, lavora per varie aziende e per un’importante agenzia pubblicitaria di Trieste. Dal 2016 lavora come freelance. Negli anni ha ottenuto vari riconoscimenti internazionali: Brumen Award 2017 (vincitore), Brumen Recognition for Excellent Slovenian Design 2017 e 2022, Joseph Binde Award 2018 (jury distinction), European Design Award 2018 (finalista), Tokyo Type Directors Club 2019 (annual book feature). I suoi lavori sono stati pubblicati su rinomate pubblicazioni internazionali (Regno Unito, USA, Germania, Cina, Giappone, Francia) ed esposti in varie sedi (Mosca, Vienna, Monaco di Baviera, Kiev, Kharkiv, Parigi, Lubiana). Il suo stile grafico è fortemente influenzato dalla tipografia, dalla geometria e dalla continua sperimentazione.

MARKO JUGOVIC (Trieste, 1992) si è diplomato nel 2012 col massimo dei voti presso il conservatorio Giuseppe Tartini di Trieste, nella classe di percussioni del M° Giorgio Ziraldo. Si è specializzato nel 2014 presso il medesimo istituto sotto la guida del M° Fabián Pérez Tedesco, ricevendo il massimo dei voti e la lode. Nel 2017 ha concluso il Master of Music all’accademia Codarts di Rotterdam, dove ha sviluppato le sue abilità nel campo delle percussioni, della composizione e dell’animazione. È stato inoltre vincitore del premio “Hartman award 2017” per i suoi risultati nella ricerca nel campo della composizione audio-visiva che hanno dimostrato l’apertura a numerosi generi musicali e a diversi campi artistici. Dal 2017 collabora con l’Orchestra Sinfonica Nazionale RAI. Ha inoltre coperto il ruolo di percussionista nell’orchestra sinfonica della Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi, l’orchestra FVG Mitteleuropa, il gruppo cameristico Camerata Rotterdam ed altri. Si è esibito ai festival International Film Festival Rotterdam, Milano Musica, Sinestesie Sonore, Echos: echi transfrontalieri, Trieste Loves Jazz, Trieste Estate, InJazz Rotterdam, North Sea Jazz Round Town, Otis Park Festival ed altri. Assieme a Gabriele Petracco (Popocatepetl Percussion Duo) è creatore e direttore artistico dell’International Percussion Premiere Night.

NICOLETTA ZAR (Trieste, 1959) si è laureata in Storia dell’arte all’Università di Trieste con una tesi su Giorgio Carmelich e le avanguardie europee. Nel 1985 collabora alla redazione del catalogo e all’allestimento della mostra Frontiere d’avanguardia. Gli anni del futurismo nella Venezia Giulia, organizzata dai Musei Provinciali di Gorizia, una delle prime e più ampie esposizioni che negli anni ‘80 indagano trasversalmente sui gruppi locali del cosiddetto “secondo futurismo”. In seguito lavora in ambito editoriale presso le Edizioni Studio Tesi di Pordenone con responsabilità redazionali. Collabora per la parte bibliografica alla redazione del catalogo della mostra Carlo Sbisà, allestita al Museo Revoltella di Trieste nel 1996. È autrice del volume Giorgio Carmelich, uscito nel 2002 nella collana della Fondazione Cassa di Risparmio di Trieste dedicata agli artisti triestini. È stata responsabile prima del settore periodici poi dei servizi bibliotecari alla biblioteca del International Centre for Theoretical Physics di Trieste (UNESCO-ICTP), dove ha lavorato per oltre trent’anni. Ha coltivato con continuità interessi storico-artistici, prediligendo le avanguardie storiche del ‘900, l’arte contemporanea e i linguaggi della comunicazione visiva.