Leonard Rachita è nato nel 1952 a Blăgești (Romania). Nel 1975 si è diplomato all’Accademia di belle arti Nicolae Grigorescu di Bucarest, al corso di scultura. Terminati gli studi si è occupato di decorazione ornamentale, restauro e organizzazione di mostre d’arte. Diverse borse di studio gli hanno permesso di studiare all’estero. Oltre alla sua attività espositiva, che comprende mostre personali e collettive in patria e nel mondo, è importante l’attività nei simposi di scultura. Come scultore ha partecipato a molti incontri di lavoro in tutto il mondo. Nel 1986 ha fondato l’associazione dei simposi di scultura, AISS (International Association of Sculpture Symposias), all’interno della quale ha organizzato incontri e conferenze sul tema dei simposi di scultura e ricerche su questa forma di lavoro creativo nel contesto dell’arte contemporanea. Per i suoi lavori ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti. L’esplorazione delle forme plastiche da parte dell’artista si è spostato in natura, con sottili interventi nel paesaggio e con il gioco di luci e ombre, che l’artista registra spesso con l’ausilio dell’obiettivo fotografico. Leonard Rachita vive e lavora a Parigi dal 1993.
La scultura di Portorose appartiene alla serie che lo scultore rumeno ha denominato Il ciclo dell’architettura sentita. In questo ciclo, ha esplorato la relazione tra due categorie, architettura e scultura. La forma caratteristica di questi edifici, ivi compreso il titolo Mastaba, è simbolicamente legata ai ziggurat, gli edifici religiosi delle antiche civiltà del Medio Oriente e strutture tombali piramidali del primo periodo egizio. L’interpretazione della piramide di Rachita è peculiare. Un semplice basamento quadrato – poggiato su una struttura in ferro leggermente rialzata – sviluppa una forma trapezoidale in altezza per poi concludersi con una superficie piana. Tutti e quattro i lati della piramide sono equamente divisi da colonne verticali rettangolari. Lo scultore è sicuramente riuscito a cogliere l’essenza della pietra d’Istria nella compattezza della struttura e nell’inviolabilità del nucleo. In questa forma rigida, chiusa e non funzionale, Rachita conserva gli strati di memoria della storia culturale umana, così come l’attaccamento agli elementi dell’architettura rurale tradizionale della sua Transilvania nativa. L’autore intende l’arte della scultura, insieme all’architettura, capace di nobilitare lo spazio pubblico e di segnarlo con profondità emotive e poetiche.