Yoshin Ogata è nato nel 1948 a Miyakonojō. Nel 1971 si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Brera, ma poi si trasferisce a quella di Firenze, Roma e infine Carrara, dove si laurea nel 1973 e acquisisce la pratica lavorativa in uno dei locali laboratori di scultura (marmo). Espone per la prima volta in Italia nel 1973, a Palazzo Strozzi a Firenze, nella sala riservata agli stranieri. In seguito è invitato a partecipare a diverse fiere artistiche internazionali, a mostre collettive in Italia e in Europa e a numerosi simposi di scultura in Germania, Spagna, Italia, Francia, Belgio, Ungheria e Giappone. Vive e lavora a Ortonovo presso Carrara.

La possente plastica dello scultore è indubbiamente una di quelle che attirano lo sguardo. Ogata appartiene a quella generazione di artisti giapponesi contemporanei che hanno sfruttato l’occasione per formarsi e successivamente specializzarsi in diverse accademie d’arte italiane. Il suo insegnante a Brera è stato il noto “marmista” Pietro Cascella. Anche la scultura di Portorose – un totem longitudinale – è una testimonianza della maestria tecnica dell’artista, nella quale si percepisce lo straordinario rispetto e quasi una venerazione per il materiale lapideo. Sebbene le sue opere siano astratte, nei punti di partenza delle forme scopriamo degli embrioni narrativi, a cui spesso rimandano anche i titoli ispirati dalla filosofia orientale, come, ad esempio, L’impronta dell’acqua. La denominazione si addice anche alla scultura presente nel nostro Parco, con la quale lo scultore richiama l’attenzione sulla sempre più forte e incancellabile influenza, l’impronta, che l’uomo lascia nell’ambiente naturale con il suoi irresponsabili comportamenti. L’acqua quale fonte indispensabile di vita è esemplificata con la forma perfetta della goccia. Questo dettaglio naturalistico, quasi impercettibile, stretto tra i blocchi di pietra, è un importante supporto simbolico del messaggio che trasmette l’insieme.