(EVERYTHING IS) NOT WHAT IT SEEMS | (Non tutto è come appare) | 

Mostra collettiva internazionale | A cura di: Mara Ambrožič Verderber | 

Galleria civica Pirano | 3.06.2023 – 28.08.2023 (prorogata fino al 15.10.2023)

Conferenza stampa: Venerdì 2.06.2023, alle ore 11.00, presso la Galleria civica Pirano

Inaugurazione della mostra: Sabato 3.06.2023, alle ore 19.00, presso la Galleria civica Pirano

 

PROGRAMMA DELLE PERFORMANCE:
Sabato 3 giugno 2023

  • alle ore 17.00, presso la Galleria Monfort di Portorose: POINT. NO RETURN di Sanja Nešković Peršin
  • alle 19.00, presso Piazza Tartini a Pirano: THE PARTY WALL di Corinne Mazzoli
  • alle 20.30 seguirà una serata dedicata alla musica e alla socializzazione

(Everything Is) Not What It Seems è un progetto espositivo internazionale a cura di Mara Ambrožič Verderber, direttrice delle Gallerie costiere Pirano, che è stato presentato in anteprima nell'estate del 2022 in Norvegia, presso il NITJA – Centro per l'arte contemporanea di Lillestrøm – Oslo. Il concept della mostra è strutturato attorno a interrogativi e temi che indagano i limiti della percezione intuitiva nella nostra vita quotidiana. Le opere selezionate dirigono il nostro sguardo al di là dell’ordinario visibile per comprendere i meccanismi che regolano il nostro tessuto sociale. Il progetto è concepito come una mostra itinerante, che cambia e si aggiorna in ogni nuova sede con nuovi artisti del territorio locale e internazionale.

La prima installazione in Slovenia sarà presso le Gallerie Costiere di Pirano, dove saranno esposte opere di artisti sloveni e internazionali affermati nella scena artistica mondiale: Primož Bizjak (Slovenia), Vincent Ceraudo (Francia), Einat Cohen (Israele), Igor Eškinja (Croatia), Andrea Fraser (USA), Meta Grgurevič (Slovenia), Anawana Haloba (Zambia/Norvegia), Ane Mette Hol (Norvegia), Corinne Mazzoli (Italia), Hanna Filomen Mjåvatn (Norvegia) & Kira Senkpiel (Germania), Victor Mutelekesha (Zambia/ Norvegia), Nika Neelova (Gran Bretagna), Tobias Putrih (Slovenia/USA), Tomás Saraceno (Argentina), Kathryn Smith (Sudafrica), Andrej Škufca (Slovenia), Lučka Šparovec (Slovenia), Miha Štrukelj (Slovenia), Robert Watts (USA), Dani Žbontar (Slovenia).

La mostra comprende una selezione di opere appartenenti alla collezione pubblica delle Gallerie Costiere di Pirano, della collezione pubblica UGM di Maribor insieme a diverse collezioni private slovene e internazionali (tra le altre, Noire Gallery, Torino, e Galleria Alberta Pane Parigi e Venezia, Pinksummer Genova, Galerija Gregor Pondar Vienna).

In occasione della mostra, che verrà inaugurata il 3.6. 2023 presso la Galleria civica Pirano, lo stesso giorno viene presentato al pubblico anche il progetto dell'artista Sanja Nešković Peršin, intitolato Punto. Senza ritorno. Si tratta di un lavoro interdisciplinare che presenta il rapporto tra pubblico e privato, tra passato e presente, cercando di esprimere, attraverso un'immagine che crea ricordi multipli, danza e scenografia, uno spazio per una riflessione profonda su noi stessi. La performance di Sanja Nešković Peršin terrà sabato 3 giugno 2023 alle 17.00 presso la Galleria Monfort, Portorose. La mostra sarà visitabile fino al 20 agosto 2023.

Durante i mesi estivi, in accompagnamento della mostra, sarà organizzato un ricco programma di eventi. Tra questi, i laboratori per adulti e bambini, visite guidate e appuntamenti con galleristi e partner del progetto.
Avviso speciale: a causa delle specificità dell'allestimento di questa mostra alla Galleria Civica di Pirano la visita per le persone diversamente abili sarà possibile durante visite guidate, organizzate. Per maggiori informazioni: info@obalne-galerije.si

Maggiori informazioni sul PROGRAMMA DEGLI EVENTI QUI.

Tomás Saraceno, Zonal Harmonic 60,000, 2022, Acciaio inossidabile verniciato a polvere, corda in poliestere, monofilamento, 55 x 60 x 60 cm

Corinne Mazzoli, The Party Wall, 2018, performance

APPROFONDIMENTO CRITICO

Mara Ambrožič Verderber

Il progetto espositivo (Everything Is) Not What It Seems / Non tutto è come appare presenta una selezione di opere di 21 artisti internazionali, già affermati sulla scena artistica mondiale. In modo molto originale la mostra introduce alla consapevolezza che la nostra conoscenza del mondo è incompleta e incerta e che le nostre convinzioni più radicate e profonde sulla realtà, come ci ricorda Carlo Rovelli, possono essere errate o estremamente ingenue. In questo senso, questa esposizione vuole riflettere sulla nostra capacità di osservare al di là di quel che è solitamente visibile e al di là della data realtà oggettiva, per affrontare l'ordinario e cercare di comprendere i meccanismi che governano le nostre percezioni nella vita quotidiana.

L’obiettivo della mostra è quello di trasmettere un messaggio comprensibile e chiaro, affinché gli osservatori e i partecipanti prendano coscienza dei processi che si svolgono dietro le quinte e del fatto che tutto ciò che abbiamo imparato nella vita è organizzato sulla base di prove e informazioni provenienti da un determinato passato. Questa conoscenza è stata comunicata attraverso la narrazione e altre fonti di informazione, ad esempio attraverso il montaggio e la restituzione di dati visivi, immagini in movimento e approssimazioni della realtà oggettiva (Georges Didi-Huberman). Tuttavia, proprio per la consapevolezza dei limiti del materiale visivo possiamo capire che attraverso le nostre capacità creative possiamo sezionare l’immaginario delle figure e osservarne l'effetto sulla coscienza delle persone, alla ricerca di una convivenza pacifica e di una lettura più fedele del presente.

I limiti di ciò che pensiamo di conoscere, vengono quindi messi in discussione dalle opere d’arte scelte per la mostra, che sono state progettate nello spirito della ricerca, utilizzando media che spaziano dalle nuove tecnologie alle tecniche più classiche, per poter offrire allo spettatore un’esperienza allo stesso tempo scientifica, spiritosa, bella e soprattutto fruibile per il grande pubblico.

Le opere degli artisti in mostra sono di fatto il risultato di metodologie sperimentali; già nella selezione si intravede il corso dell'osservazione stessa, ma non nel processo di formazione di una risposta definitiva. Operano con un approccio quasi scientifico applicato alla restituzione delle immagini, utilizzano, inventano, estraggono e si appropriano di oggetti (sculture in movimento, ceramiche), immagini (foto, dipinti, disegni) e libri (testi, dati) e una serie di tecniche, attraverso l’apparizione in modo sincrono portano un cambiamento nel nostro vissuto, offrendo così una possibile chiave di lettura.

I loro lavori generano conoscenze alternative incoraggiano l'osservatore a mettere in discussione l'apparente affidabilità del mondo, che in realtà si basa su un groviglio di regole codificate, mediate da trend globali e stereotipi. In questo modo l’osservatore è chiamato ad osservare la data realtà in un modo diverso. La selezione ci dimostra, infatti, che le immagini hanno una capacità unica: possono affascinare e ingannare, ma anche restituire la memoria di ricerche storiche, illuminare la mente o aprire tutta una serie di questioni socio-politiche attuali. L'immagine ha il potere di svolgere la funzione di strumento nel processo di analisi, contestazione e riconfigurazione dell'immaginario »al lavoro«, incoraggiando così nuove ri-creazioni e modi liberi di comprendere la nostra storia e il mondo contemporaneo.

Come ci ricorda il filosofo e fotografo John Berger, se usiamo le immagini per profanare l'improfanabile, esse possono diventare uno strumento nel processo di emancipazione dalle strategie visive e dalle ideologie politiche, che vengono utilizzate nel commercio violento della cultura e dell'arte, arrivando a potenziare la sua industrializzazione e politicizzazione. La mostra sottolinea perciò l’importanza che le immagini rivestono oggi più che mai; l'immaginazione e l'immaginario artistico devono essere considerati innanzitutto come un luogo di resistenza, come un mezzo che contiene il potenziale per sfidare le nostre convinzioni e risvegliare il senso secondo cui è possibile immaginare nuove regioni e nuove forme di realtà.

L'ingresso in galleria offre infatti un in medias res nella mostra con l'installazione Synthetic Zero di Andrej Škufca. Questa imponente scultura è realizzata in materiale sintetico nero, caratterizzato da una superficie lucida che ricorda dei lunghissimi tubi pieni di petrolio. Questi elementi si snodano nello spazio, riempiendolo come una tendenza consumistica insaziabile, che ha portato la minaccia della plastica non degradabile a livello globale. Quest'opera d'arte potrebbe anche essere intesa come una metafora del sottosuolo virtuale in cui coesistono una rete internet pubblica e il dark web, dove si svolgono vite parallele.

La parte centrale del primo piano della galleria è dedicata alla scultura Eizelhof di Tobias Putrih. Il lavoro riflette sulla scomparsa dei vecchi masi agricoli tradizionali del Trentino e in Alto Adige e, al contempo, sulla crescente espansione del turismo nelle aree agricole. Il lavoro simbolicamente punta il dito sulle attuali tendenze dell'economia politica europea che concepisce l'agricoltura tradizionale (così come la vita di campagna) di primaria importanza all'interno dell'espansione dei desideri dell'industria turistica. In questo metaforico moto ondoso, l'identità tradizionale e locale dei luoghi e delle persone risulta essere diventata una questione di negoziazioni puramente politiche. Una simile dedizione all'impatto dell'uomo e dalla politica sull'arte e sulla natura viene sottolineato anche in Ripple Stones (2022) di Nika Neelova. I due dipinti, infatti, imitano le butterature sulla cresta del pianeta, ricordando le grandi cavità termocarsiche che ricoprono un'ampia distesa di territori settentrionali del Pianeta Terra.

Il disegno di Miha Štrukelj segue le linee guida dell'indagine spaziale dei vuoti urbani, dove il colore astratto o i campi vuoti rivelano molteplici strati strutturali del dipinto, facendo apparire eterogenee e frammentate negli elementi di base le sue rappresentazioni concrete di strade cittadine e cantieri di un'immagine digitale. Al centro dell’attenzione anche l’opera sonora di Anawana Haloba dove troviamo un approccio critico verso i sistemi politici neocoloniali e strutturali, mentre Vincent Ceraudo si occupa di una visione particolarmente interessante e inquietante dei paesaggi urbani disabitati. Questo è il frutto dell'avidità capitalistica, che ha trasformato l'utopia megalomane nel suo opposto, una distopia urbana.

Dopo un'ulteriore esamina, si può sentire il fascino dell'ottica e del movimento nelle opere di Ana Mette Hol, che fungono da veri e propri studi ravvicinati di fenomeni naturali come la luce e l’oscurità. Queste sono anche le basi per le opere di Primož Bizjak, che attraverso la fotografia notturna descrive poeticamente lo sfruttamento intensivo delle pietre di Carrara, materiali naturali non rinnovabili. La registrazione del tempo e il suo controllo sono invece temi centrali dell'arte cinetica di Meta Grgurevič, che studia l'illusione dell'impermanenza con la meccanica e altri approcci tecnologici. 

Con l'opera Zonal Harmonic 60,000 di Tomás Saraceno lo spettatore viene invece invitato a immaginare la rete universale delle diverse specie di vita, ponendo l'accento sul processo di estinzione della vita e chiamando per una collaborazione etica con l'atmosfera.

Incontreremo anche le opere di Robert Watts (1923-88), noto soprattutto per il suo lavoro nell'iconico gruppo artistico FLUXUS e per i suoi enigmi concettuali e giocosi. La decodifica di un rebus matematico da parte dell'artista Einat Cohen è il fil rouge di una coppia di sculture in ceramica che richiamano l'attenzione sulla divisione politica e sociale in Medio Oriente. Kathryn Smith e Andrea Fraser presentano due ricerche artistico-scientifiche sperimentali sotto forma di pubblicazioni. Nel suo libro edito dalla MIT Press, Andrea Fraser analizza la struttura pubblico-privata dei musei americani, mentre Kathryn Smith, con un approccio analitico forense molto dettagliato realizza un’interfaccia open-source per trattare temi estremamente difficili, come ad esempio, la scomparsa di persone in Sud Africa.

I temi centrali della mostra sono esplorati anche attraverso due performance e un documentario dell'intervento di danza. Hanna Filomen Mjåvatn e Kira Senkpiel presentano il video documentario To Carry, la loro coreografia presentata in Norvegia l'anno scorso, che riflette sul tema delle strutture di potere all'interno della piramide sociale. Mentre la performance The Party Wall di Corinne Mazzoli, in collaborazione con attori e danzatori della comunità locale, esplora gli ostacoli fisici, le barriere dello spazio pubblico e la »recinzione« delle zone abitate delle città di Pirano.

Questi sono solo alcune riflessioni sui temi degli artisti presentati in questa mostra, le cui opere auspicano di aprire una profonda (auto)riflessione attraverso una esperienza sensoriale multiforme, che può essere intesa anche come una sorta di registrazione visiva dei tentativi di comprendere i limiti dei paradigmi scientifici e umanistici. L'immaginario scelto per questa mostra contiene, crediamo, il potere di indebolire la presa totalitaria sul nostro sguardo; infine è solo lo sguardo l'unico che può portare all'emancipazione e ai limiti e alle verità inesplorate della nostra civiltà.

Exhibition view, photos by Jaka Jeraša